Roberto Pietrosanti

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Roberto Pietrosanti nasce a L’Aquila nel 1967, vive e lavora a Roma, dove si trasferisce alla fine degli anni Ottanta. Da qui, inizia la sua fitta attività espositiva, nelle maggiori città italiane e all’estero, tra cui ricordiamo: Parigi, New York, Londra, Madrid.

La sua ricerca investe vari ambiti disciplinari, mantenendo sempre il mezzo pittorico come filo conduttore delle sue sperimentazioni. I suoi pregressi studi musicali spingono la mano dell’artista alla costante ricerca di rigore composito ed essenzialità delle forme. L’indagine che accompagna Pietrosanti si iscrive nel solco dell’ossessione monocromatica, ora riattivando archetipi della storia dell’arte, ora ragionando sulla decostruzione dei concetti spaziali per volgere lo sguardo al complesso architettonico e innestandovi installazioni site specific. Nascono da tale ricerca i vari interventi in importanti progetti architettonici, a cominciare dal 1999.

La poliedricità di Roberto Pietrosanti conduce l’artista a esplorare anche altri ambiti artisitici, come il teatro e la danza contemporanea: si ricordano una serie di tournée con le compagnie Altroteatro e Sistemi Dinamici Altamente Instabili lungo l’Italia e l’Europa. Si segnala la realizzazione di un’opera monumentale a Ravenna, occasione nella quale Pietrosanti ha lavorato per la Compagnia del Progetto a fianco degli architetti Franco Purini e Carlo Maria Sadich, con la direzione artistica del Prof. Arch. Francesco Moschini, A.A.M. Architettura Arte Moderna Roma.

Negli anni più recenti si evidenziano la partecipazione alla rassegna internazionale Monocromos. Da Malevic al presente, Centro de Arte Contemporanea Reina Sofia, Madrid 2004, a cura di Barbara Rose, in cui Pietrosanti realizza una piccola architettura in pietra, e l’invito alla X edizione della Biennale di Architettura di Venezia. Nel 2009 partecipa alla mostra Confines, a cura di Vincenzo Trione e Consuelo Císcar Casabán, negli spazi del Museo IVAM di Valencia. A settembre 2012 ha inaugurato un’imponente installazione sulla scalinata esterna del Museo dell’Ara Pacis: l’opera verrà successivamente collocata all’interno di Parco Nomade, nella riserva naturale della Tenuta dei Massimi a Roma.